Ugo Foà: memoria e vita come maestre di resistenza e speranza


Venerdì 28 febbraio 2025 il nostro Istituto ha avuto l'onore di ospitare un evento di grande rilevanza storica e di profondo spessore umano che ha visto la presenza di Ugo Foà, autore del libro “Il bambino che non poteva andare a scuola” e testimone diretto dell'effetto devastante delle leggi razziali in Italia. La testimonianza storico-letteraria di Foà è stata letta e analizzata in classe dagli alunni della scuola secondaria di I grado ed ha offerto loro un'interessante disamina storica e di vita reale appartenente ad un periodo terribile della storia moderna che hanno poi avuto occasione di ascoltare direttamente dalle parole dell'autore. Un incontro, dunque, che ha rappresentato il culmine di un percorso educativo e formativo portato avanti con la realizzazione di laboratori storiografici attivi che hanno visto gli studenti impegnati nello studio e nell’analisi di fonti storiche ed episodi appartenenti al periodo di cui Foà, testimone diretto, si è fatto portavoce. 
L'evento si è aperto con l'intervento della Dirigente scolastica Immacolata Lamanna che ha sottolineato l'importanza di portare avanti un’educazione consapevole che deve essere capace di lasciare un segno nelle coscienze dei giovani alunni. A tal proposito, sono state intraprese azioni efficaci che, come ha affermato la Dirigente, si rivelano tali se avviene un cambiamento e “affinché questo potesse avvenire, si è lavorato tanto in un percorso attento e realmente formativo”. Il laboratorio di storia intrapreso dai ragazzi, non senza la sapiente guida dei docenti, ha così consentito l’analisi fonti storiche, documenti ufficiali e decreti che sancirono l'esclusione degli ebrei dalla società italiana. Anche le classi quinte della scuola primaria hanno partecipato attivamente, studiando e riflettendo su testi specifici e condividendo le proprie considerazioni e curiosità. 

In seguito, hanno preso parola le Professoresse di Lettere Vanja Lattanzio e Francesca Spiaggia che hanno raccontato, nello specifico, il percorso didattico che ha preparato gli studenti all'incontro con il Sig. Foà. I lavori che hanno coronato questo itinerario sono stati diversi e ricchi nelle modalità di presentazione e contenuti: le classi prime hanno prodotto un giornalino con riflessioni e analisi sulla condizione e le leggi che hanno escluso i bambini dalla scuola; le classi seconde hanno esaminato il rastrellamento del ghetto di Roma; le classi terze hanno realizzato podcast e video basati sull’analisi di documenti storici, che hanno visto l’alternarsi di letture e riflessioni critiche.

Quando il Sig. Ugo Foà ha preso la parola, sin da subito tutti i presenti si sono sentiti coinvolti in un racconto reale, un viaggio nella storia e nei sentimenti provati da una giovane vita ostacolata da un decreto ingiusto. Nel settembre del 1938, all'età di 10 anni, avvenne il primo grande dramma: il divieto di accesso alla scuola media a causa delle leggi razziali volute dal regime fascista. "Andare a scuola era un diritto che ci è stato tolto. Non potevo credere che non avrei più studiato con i miei compagni, che non avrei potuto scoprire tutte quelle discipline che alle medie preparano al futuro" ha raccontato con emozione il Sig. Foà, mostrando anche immagini e documenti dell'epoca che hanno accompagnato la sua testimonianza, tra cui una foto della sua classe elementare prima dell'espulsione. Ha ricordato la solitudine provata nel vedere il banco vuoto che aveva lasciato e la paura di un futuro incerto. "Nessuno dei miei compagni venne a cercarmi. Non li condanno: vivevamo sotto una dittatura e la paura paralizzava tutti" ha detto con un velo di malinconia. Negli anni successivi, la persecuzione contro gli ebrei diventò ancora più feroce. Suo padre perse il lavoro, suo fratello maggiore fu costretto a emigrare negli Stati Uniti e la sua famiglia dovette affrontare enormi difficoltà. Con grande determinazione, Foà continuò a studiare privatamente, sostenendo gli esami ogni anno per non perdere il diritto e il piacere all'istruzione. A dargli la forza ed il coraggio nell’affrontare quei periodi terribili fu non solo la sua famiglia, ma anche una professoressa che con le sue parole di conforto gli ha regalato ed ha acceso in lui la speranza di un positivo cambiamento futuro, che avrebbe messo fine ad ogni sofferenza subita.

Ha poi raccontato l'orrore dei bombardamenti su Napoli durante la Seconda Guerra Mondiale, la grande forza della sua città nell’affrontare e scacciare i nazisti e la speranza rinata con la liberazione nel 1943. "Quando finalmente sono tornato a scuola, ho riscoperto la gioia di imparare, di vivere. Entrare in un'aula dopo anni di esclusione è stato un momento indimenticabile, un ritorno alla normalità e alla dignità umana." Parole toccanti, profonde, raccontate con una naturalezza ed un linguaggio vicino agli studenti, che hanno vissuto in chiave emotiva l’intero racconto, ponendo al Sig. Foà numerose domande, alcune inerenti alle emozioni provate nel raccontare la sua storia e altre incentrate sul momento più difficile della sua infanzia. "La notizia che non sarei più potuto andare a scuola è stata la più dolorosa. La scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma di crescita, di relazioni, di sogni. Toglierla a un bambino è una violenza; sono anni che mai nessuno potrà farmi rivivere" Queste le sue potenti parole, in un racconto che ha concluso affermando la riconquista di quei giorni rubati attraverso la testimonianza diretta che oggi porta in tutte le scuole.

L'incontro è giunto al termine con l’intervento del Sindaco di San Martino in Pensilis Giovanni Di Matteo che ha sottolineato il valore della testimonianza come strumento per costruire una coscienza critica nei giovani, che devono allenare il proprio pensiero e nutrirlo con la cultura e lo studio. "Ricordare è fondamentale per evitare che simili ingiustizie possano ripetersi. La cultura e la consapevolezza sono gli anticorpi contro ogni forma di discriminazione." Ugo Foà ha lasciato la scuola tra gli applausi e la gratitudine di tutti i presenti. La sua storia, raccontata con lucidità e commozione, resterà sempre impressa nella memoria dei nostri alunni, poiché si configura come una lezione di vita, come maestra di resistenza e speranza.

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