3 Dicembre – Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: la nostra scuola celebra l’inclusione

 


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3 Dicembre – Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: la nostra scuola celebra l’inclusione

Il 3 dicembre 2025 si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare a tutti l’importanza di garantire la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale, culturale ed educativa.
Un’occasione preziosa per riflettere sul significato profondo dell’inclusione e sul ruolo che la scuola riveste nella costruzione di una società più giusta e accogliente.

L’inclusione è infatti uno dei pilastri della scuola italiana: non si tratta solo di adottare strategie didattiche mirate, ma di creare ogni giorno un ambiente accogliente, accessibile e rispettoso delle differenze, in cui ogni alunno possa sentirsi valorizzato e parte integrante della comunità.
La scuola è il primo luogo in cui si impara la cultura dell’incontro, del rispetto e della solidarietà; è qui che possiamo abbattere barriere – fisiche, comunicative o culturali – che ostacolano la piena partecipazione di tutti.

In questa prospettiva, il nostro Istituto Comprensivo “J. Dewey” rinnova il suo impegno nel promuovere una visione autentica di inclusione, riconoscendo la centralità del diritto di ogni persona a ricevere un’educazione equa e rispettosa delle proprie peculiarità.

Per questo, durante la giornata, tutti i docenti hanno proposto nelle proprie classi azioni di sensibilizzazione, con piena libertà metodologica: laboratori pratici e attività cooperative, lavori di gruppo, visione di docu-film o materiali audiovisivi a tema, momenti di confronto e riflessione guidata.

Un grazie sincero a tutti i docenti per l’impegno quotidiano nel costruire una scuola capace di accogliere, ascoltare e valorizzare ogni studente!


Un evento speciale per riflettere insieme



Per celebrare in modo significativo la Giornata internazionale delle persone con disabilità, l’I.C. “John Dewey”, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Portocannone, propone un appuntamento dedicato alla formazione e alla riflessione condivisa.
L’iniziativa si è svolta presso l’auditorium della Scuola primaria e secondaria di I grado di Portocannone e ha offerto alla comunità scolastica l’occasione di approfondire il tema dell’inclusione attraverso la presentazione del libro “Oltre l’abilismo”, scritto dalla prof.ssa Costantina Sabella (UNIMOL) e dalla docente Adele Di Tillo, insegnante del nostro istituto.

Ad aprire l’incontro è stata la dirigente prof.ssa Lamanna, sempre pronta e disponibile a sostenere attività laboratoriali e percorsi formativi in linea con gli ideali del nostro istituto, che pongono l’inclusione al centro della pratica educativa.



A seguire, ha portato il suo saluto l’assessore alla cultura del Comune di Portocannone, l’avvocato Valentina Flocco, che con costanza e determinazione porta avanti il suo incarico, sottolineando l’importanza di una collaborazione continua tra scuola e territorio per costruire una comunità più attenta e consapevole.




Un momento particolarmente significativo è stato l’intervento della prof.ssa Costantina Sabella, originaria di Portocannone e autrice del libro presentato. Partendo dalla celebre favola di Igino "La Cura", la professoressa ha spiegato il profondo significato di questo racconto antico, guidando i partecipanti in una riflessione sul valore della cura di sé e sull’attenzione verso gli altri.
Il suo intervento ha stimolato un confronto autentico sulle parole giudizio e pregiudizio, invitando tutti a riconoscere quanto queste possano influenzare le relazioni quotidiane e quanto sia importante coltivare uno sguardo consapevole, rispettoso e libero da stereotipi.



Il giudizio è la capacità, profondamente umana, di osservare la realtà, valutarla e comprenderla. È un processo che nasce dall’esperienza, dall’ascolto, dalla conoscenza e dal confronto. Un giudizio maturo non chiude, ma apre: permette di interpretare ciò che accade attorno a noi, di scegliere con responsabilità e di costruire relazioni basate sul rispetto reciproco. Si tratta di una forma di consapevolezza che cresce con il dialogo e con l’attenzione verso gli altri.
Il pregiudizio, invece, è un giudizio “nato prima”, privo di fondamento, costruito su idee stereotipate, abitudini sociali o timori inconsci. È una lente distorta che ci spinge a decidere senza conoscere, ad attribuire etichette, a stabilire distanze e differenze ingiustificate. Il pregiudizio non osserva, non ascolta e non dialoga: anticipa e chiude, impedendo l’incontro autentico con l’altro.
Comprendere questa differenza è essenziale per educare all’inclusione.
Se il giudizio ci aiuta a crescere e ad avere cura di noi stessi e degli altri, il pregiudizio ci limita, ci separa, ci fa perdere la bellezza della diversità. Educare gli alunni – e noi stessi – a riconoscere e sciogliere i pregiudizi significa costruire una scuola e una comunità più aperta, consapevole e capace di accogliere ogni persona nella sua unicità.

                                               

A seguire, l’intervento della maestra Adele Di Tillo ha posto l’attenzione sul tema dell’intelligenza emotiva, elemento fondamentale per andare davvero oltre l’abilismo.
La docente ha spiegato come l’intelligenza emotiva sia la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni, ma anche di percepire e rispettare quelle degli altri. Non si tratta di una competenza accessoria, ma di una risorsa essenziale per costruire relazioni autentiche, per collaborare e per favorire un clima di classe sereno, aperto e accogliente. Attraverso esempi concreti e riflessioni condivise, la maestra Adele ha ribadito la necessità di riportare al centro la persona, con le sue storie, i suoi bisogni, le sue fragilità e le sue potenzialità. È solo riconoscendo la complessità e la ricchezza dell’essere umano, e non limitandosi alle sue abilità o difficoltà, che possiamo oltrepassare l’abilismo, ovvero quella visione che mette al primo posto ciò che una persona “sa fare” invece di valorizzare ciò che essa è. Il suo intervento ha offerto ai partecipanti uno spunto prezioso: educare all’intelligenza emotiva significa creare le condizioni perché ciascuno possa sentirsi accolto, compreso e rispettato, promuovendo una cultura dell’inclusione che parte dal sentire, dal riconoscimento reciproco e dalla cura.
                                             


A seguire, è intervenuta la psicologa Benedetta Esposto, che con una serie di esempi pratici e coinvolgendo attivamente gli alunni presenti, ha approfondito il tema dell’attenzione come gesto etico.
La psicologa ha spiegato come “avere nello sguardo l’altro” significhi, in realtà, averne cura: prestare attenzione a chi ci sta di fronte non è un semplice atto di osservazione, ma un modo concreto di riconoscere la presenza, il valore e i bisogni dell’altro. Attraverso attività brevi e dinamiche, la dott.ssa Esposto ha mostrato come l’attenzione reciproca possa diventare il primo passo per costruire relazioni più empatiche e inclusive. Il suo intervento si è concluso con la visione del significativo video (clicca per vederlo →) Due piedi sinistri un breve film che invita a riflettere sul potere degli sguardi, dei giudizi e delle aspettative, aiutando i presenti a comprendere quanto sia importante superare stereotipi e pregiudizi per lasciare spazio all’incontro vero.


La Funzione Strumentale per l’Inclusione, prof.ssa Lia Glave, ha invece condiviso con i presenti la storia toccante di Laura, una giovane affetta da SMA che ha affrontato con coraggio e determinazione sfide quotidiane spesso invisibili agli occhi degli altri. Nonostante le difficoltà, Laura ha continuato a lottare per vivere una vita il più possibile simile a quella dei suoi coetanei, coltivando sogni e obiettivi senza mai arrendersi. Il suo impegno l’ha portata persino a laurearsi, diventando un esempio straordinario di forza, resilienza e dignità. Attraverso il suo racconto, la prof.ssa Glave ha mostrato come Laura sia riuscita ad andare oltre l’abilismo, superando barriere fisiche, sociali e culturali grazie alla propria tenacia e al supporto di chi ha creduto in lei. Una testimonianza potente, capace di ricordare a tutti che il valore di una persona non risiede nelle sue abilità, ma nella sua unicità e nella sua capacità di affrontare il mondo con coraggio e autenticità.

                                            

Nei ringraziamenti finali è intervenuta la prof.ssa Maria Renzi, che quest’anno ha partecipato a un’esperienza Erasmus in Repubblica Ceca, a Praga. Qui ha potuto osservare da vicino una realtà scolastica molto diversa dalla nostra: in alcune scuole esistono ancora classi differenziate, una pratica che in Italia è stata abolita negli anni ’70 grazie a un importante percorso culturale e pedagogico verso l’inclusione. La docente ha raccontato di essere rimasta profondamente colpita, e anche scossa, nel vedere come la separazione degli alunni in percorsi distinti limiti la possibilità di convivere con le differenze e crescere insieme. Il suo intervento ha evidenziato, ancora una volta, quanto il modello inclusivo italiano rappresenti un valore prezioso da difendere e rinnovare quotidianamente, ricordando a tutti che la diversità è una risorsa da condividere, non un criterio di divisione.


A concludere l’incontro è intervenuta una mamma di due ragazzi con disabilità, che ha condiviso una riflessione personale sincera e significativa. Ha raccontato che, nonostante l’esperienza quotidiana accanto ai suoi figli, anche lei talvolta si è accorta di non riuscire ad andare oltre alcune forme di abilismo, segno di quanto questi meccanismi siano radicati nella nostra cultura. Con grande lucidità ha invitato tutti a provare a guardare oltre, a mettere in discussione le proprie abitudini e i propri automatismi, per costruire uno sguardo più aperto e rispettoso verso ogni persona. Le sue parole hanno offerto un contributo prezioso, ricordando che l’inclusione è un percorso che coinvolge tutti e che richiede impegno, consapevolezza e disponibilità al cambiamento.





Questa iniziativa non rappresenta soltanto un incontro, ma un invito a guardare oltre ciò che appare, a riconoscere il valore unico di ogni persona e a interrogarci sul ruolo che ciascuno può avere nella costruzione di una comunità realmente inclusiva. L’inclusione, infatti, non si esaurisce in un evento: è un percorso quotidiano, fatto di sguardi attenti, piccoli gesti e scelte consapevoli che insieme contribuiscono a trasformare la scuola in un luogo in cui tutti possano sentirsi visti, accolti e valorizzati.



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